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al testo di Adielle
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Niente conta cade la Luna odiare L'onda il morso affonda dove la carne è più tenera d'imbarazzanti primavere e caschè fresca la fronda che salì dal mare per fare la rivoluzione ai danni dei mortali un gioco di parole tra me e te fa più male di casa tua vista da qui bruciare è facile far di conto quando si hanno poche dita funzionanti in una mano sulla loro punta solo qualche piccolo pianeta da far girare in senso inverso al rimorso circolare che abbiamo provato per strapparli dalle loro orbite ordite in un angolo di cielo cui c'era vietato accedere prima che ci ribellassimo a furor di popolo ma che importa ci cattureranno un giorno lontano quando l'impero avrà precipitato l'anima negli abissi primordiali di uno stato non più fluttuante oltre le conche dove soffoca il respiro dell'abete e non ruba la gazza più alcun mantra faremo piste per le stelle scioglieremo candele da ambo i versi tutto purchè la luce che ci assalga non possa più tornare ad essere stanca di noi della nostra paura del vuoto del buio di essere gli stessi che uccidono e poi chiedono perdono affogami e i miei polmoni setacceranno l'acqua in cerca dell'oro è ancora necessaria la bellezza dei corpi e la vittoria galleggia sugli accoppiamenti fortunati coiti interrotti con la speranza di essere salvati da vite decimali ai margini della storia saranno all'ordine del giorno quando anche ai ceti bassi verrà concesso di prevedere un futuro di razza sassi contro la polizia genetica per scongiurare nuove pulizie etniche come sempre una guerra fra poveri ma puoi fregare gli dei se sai quel che sei fino in fondo fino all'ultima goccia di bile e cosa ti fa vibrare alla giusta frequenza per entrare in contatto con l'uno con tutto perchè la separazione è la vera condanna e gia la viviamo morte sarà un'altra cosa diversa da questa non lasciamo che dipenda da nient'altro che da noi stessi il grado di paura che ci faccia un sonno senza sogni o al massimo una sorpresa altra cosa invece è la sofferenza vissuta per quella valgono tutte le ragioni restar soli prigionieri di una povertà che hanno scelto per noi proprio coloro cui abbiamo affidato l'incarico di tutelare i nostri diritti il nostro Stato di salute non sono piu qui sono lontano e penso che quando la violenza diventerà consolatoria o si affolleranno gli eserciti o le strade o entrambe le cose e comunque nessuno verrà a chiederci perdono futuri incerti e sabbie mobili.
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